21 ago PRESENZE IN-DISCRETE
IL TORO E LA CATTEDRALE DI FIRENZE
Nell’arco di tempo in cui si sono manifestati lo stile romanico e quello gotico, era usuale intravedere tra una pietra e una decorazione marmorea, elementi scultorei dalle sembianze animalesche.
Esiste tutto un prontuario simbolico che definisce queste presenze e che i fedeli di un tempo, attenti e curiosi, sapevano ben decifrare.
Ma a Firenze la presenza degli animali scolpiti, per decorare edifici religiosi o civili, poteva anche caricarsi di un messaggio satirico e pungente ben confezionato dalla fantasia popolare fiorentina.
Così se vi capita di passeggiare lungo il fianco destro della cattedrale fiorentina di Santa Maria del Fiore, volgete lo sguardo verso l’alto.
Ed ecco che tra i raffinati giochi geometrici formati dalle lastre marmoree, compare sfrontata la testa di un toro – in realtà una bella vacca con le corna ben in evidenza.
“L’inserzione curiosa” è presto chiarita: il popolo fiorentino a modo suo ringraziava gli animali che avevano contribuito con la loro fatica alla costruzione di questi capolavori architettonici.
Ma oltre a questo ragionevole motivazione pratica, quel toro venne caricato di una valenza più maliziosa.
La storia racconta che quella testa sia uscita dalle mani laboriose di un mastro scalpellino, che durante il suo lavoro come operaio del Cantiere della Cattedrale, aveva deciso di farsi beffe del suo “rivale” in amore, colui che gli aveva definitivamente sottratto la sua bella amata.
Il rivale in questione – un fornaio che aveva la bottega proprio in prossimità della chiesa – altro non era in realtà che lo sposo della “madonna” contesa e che venuto a conoscenza del tradimento dapprima minacciò il mastro carpentiere e di seguito denunciò la moglie al tribunale ecclesiastico, ponendo così fine alla relazione adulterina.
La vendetta del carpentiere non si fece attendere e, sfruttando la sua posizione lavorativa, al momento propizio si adoperò perché proprio in quel punto venisse incastonata la testa del toro da lui stesso scolpita, così da ricordare per sempre al fornaio la sua condizione di marito … “cornuto”.